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A Vercurago, vicino a quello che viene considerato il castello dell’Innominato, sul Sacro monte di Somasca dedicato a san Gerolamo Emiliani, sono riemersi i resti di una statua stele. Risalirebbe al 3.000 avanti Cristo. Testimonierebbe che lì potrebbe esserci stato un santuario eneolitico. A scoprire i resti di una sorta di arca dell’antichità perduta sono stati gli archeologi della Soprintendenza delle province di Como, Lecco, Monza, Pavia, Sondrio e Varese e della Società archeologica Sap che li hanno affiancati.

In particolare è interessante “il frammento di una statua stele che riporta delle incisioni a U concentriche solitamente tipiche delle figure femminili ” spiega Alice Maria Sbriglio, funzionaria archeologa responsabile della Soprintendenza in provincia di Lecco . Misura 70 centimetri per 70 ed è alto 20. Pesa moltissimo. Le statue stele solitamente erano monumenti in pietra alti un paio di metri, conficcati nel terreno e allineati l’uno all’altro, che stavano in aree santuariali”.

Inoltre sono state trovate una freccia dell’Età del bronzo, un fornetto per la cottura di cibi, due vasi uno dentro l’altro contenenti pure resti di ossa animali, macinelle cioè pietre per macinare segno che in quel posto di preparava cibo per più persone, altre punte di freccia, un’ascia in pietra verde, e tantissimi frammenti ceramici.

“Gli ultimi scavi della Soprintendenza – commenta Gianluigi Daccò , già Direttore dei Musei di Lecco – hanno portato alla luce un’ area sacrale dell’ età del Rame ( 5.000 anni fa ) con diversi reperti ed una statua stele di quel periodo” .

Nella foto Gian Luigi Daccò, Mauro Rossetto, Nicolò Donati, Giulia di Gangi, Mauro Gattinoni, Alice Sbriglio, Stefania Casini . Cioè i promotori e scopritori nel 1988 del sito archeologico della Rocca di Chiuso ( Daccò e Casini , Musei di Lecco ) con Alice Sbriglio della Soprintendenza che ha diretto gli scavi del 2024 , il sindaco di Lecco e lo staff attuale dei Musei ( di Gangi, dirigente , Rossetto e Donati , funzionari )

“Che il territorio lecchese avesse notevoli potenzialità archeologiche – continua Daccò – lo pensavamo da sempre , noi dei Musei civici, anche se sembrava uno spazio vuoto. Ma il motivo era semplice : non era mai stato molto indagato . In piena collaborazione con la Soprintendenza da allora, 40 anni fa, è partito un lavoro pluridecennale : recupero e catalogazione dei reperti a deposito, campagne di scavi , come la prima su questo sito della Rocca nel 1988 , pubblicazione delle due ” Carte Archeologiche della provincia di Lecco “.

Hanno collaborato in tanti ricercatori , anche di grande livello. Da Raffaele De Marinis a Maria Fortunati, da Marina Vavassori a Marco Tizzoni , da Paolo Corti a Lanfredo Castelletti. Forse ne ho dimenticato alcuni, ma sono stati davvero tanti. E , soprattutto da ricordare Stefania Casini e Michela Ruffa.

Nel 2001 a Palazzo Belgiojoso è stato finalmente inaugurato il Museo Archeologico di Lecco . E ora questa grande scoperta , sempre sul sito scoperto nel 1988. Un grande merito di Alice Maria Sbriglio della Soprintendenza Archeologica .
“Queste sono le vere iniziative culturali del Territorio lecchese – conclude Daccò- quelle impegnative, durature , per tutti, non semplici eventi sporadici ed effimeri”.

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