…quando l’azzurro del cielo tocca l’erba e si sente il cri cri del grillo, è aprile.
E il 25 aprile di ogni anno si ricorda la Resistenza Italiana che ha combattuto per la Repubblica e i valori Costituzionali. La Resistenza era formata dai Partigiani di ogni idea politica, religiosa e culturale: Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani, e Giorgio Perlasca, uomo del fascio che ripudiò le leggi razziali, giusto per citare due uomini di credo diverso, ma convinti e solidali sui valori di libertà, giustizia, solidarietà, uguaglianza, lavoro, personalismo, democrazia. Uomini che lottarono contro la dittatura nazifascista, il sopruso e la violenza, e hanno dato vita allo Stato di Diritto inteso come patto fondativo della società italiana.
In questi giorni, pareri autorevoli hanno interpretato il complesso procedimento interpretativo delle leggi dichiarando che la Magistratura, nell’applicare la legge, non può attribuire ad essa altro significato delle parole e della connessione di esse per risalire all’intenzione del legislatore, ai sensi dell’art. 12 delle preleggi, altre interpretazioni quindi sono di natura politica ostili al legislatore.
C’e’ un però, in estrema sintesi così riassunto: il giudice ha il potere di disapplicare un atto normativo o amministrativo quando quest’ultimo contrasta con le fonti superiori: Costituzione, Diritto dell’UE, Diritto Internazionale, secondo la gerarchia delle fonti lex superior derogat inferiori. Il principio della disapplicazione trovava fondamento già negli art. 4 e 5, L. 20 marzo 1865, n. 2248.
Pesi e contrappesi imposti agli organi dello Stato, sanciti dalla Costituzione repubblicana, prevedono l’autonomia della Magistratura, per bilanciare i poteri ed evitare l’instaurarsi di una nuova dittatura.
“Non dimenticateci!” c’è scritto sulla lapide dei Fanti della Grande guerra apposta alle pareti nere del Sacrario Militare del Tonale, realizzato negli anni venti del secolo scorso su progetto dell’architetto Pietro del Fabbro in memoria dei caduti italiani e austroungarici. Vittorio Emanuele III appose la prima pietra il 3 agosto 1922. L’ossario racchiude le salme di 858 caduti italiani prevalentemente della Val Camonica, di cui 59 ignoti. Il loculo sulla destra della cripta ricorda 5 salme austriache non identificate, affiorate dal ghiacciaio della Lobbia. Il Sacrario è un esempio militare in onore ai caduti di ogni dove e per ogni ragione per la quale sono morti.
Onestamente, dalla prima alla seconda guerra mondiale la guerra in Italia non è mai finita…Anzi, in quegli anni venne fomentato l’odio del fratello contro fratello, tant’è che si arrivò alla guerra civile allo sfascio dell’Asse…
Grazie alla Resistenza italiana e agli Alleati, tra i quali il Regno Unito come ha ricordato Re Carlo III il 9 aprile 2025 alla Camera dei Deputati, l’Italia è diventata un punto di riferimento in Europa per la costruzione della pace e dell’equità sociale, un luogo dove i bambini possono ancora far volare gli aquiloni…
In tanti sbuffano, fanno spallucce, si voltano dall’altra parte il 25 aprile. L’eterna contrapposizione provoca indifferenza o esacerbazione.
Forse è bene stare in silenzio e onorare la memoria dei bambini, delle donne e degli uomini morti per la libertà contro le nefandezze di gloria dei loro comandanti boriosi e crudeli squadristi.
Le montagne di Lecco sono la testimonianza diretta del grande Cimitero partigiano.
Vero è che la ferocia della guerra fa diventare le persone coinvolte dei mostri, da ogni parte la si guardi.
A Dongo il 28 aprile aprile 1945, 15 gerarchi fascisti vennero fucilati dai partigiani davanti alla ringhiera sul lago che conserva, ancora oggi, i buchi dei colpi inferti. A Milano, in piazzale Loreto un anno prima, il 10 agosto del 1944 vennero fucilati 15 partigiani dalle camicie nere della legione “Muti”, poi abbandonati sul selciato a monito di chi osava opporsi al regime.
Quindi è doveroso il sentimento di pietà per chi non c’è più: per tutti i Partigiani ma anche per Mussolini, l’uomo che seppe creare la “fabbrica del pugno” in nome dell’ordine sociale, venerato da molti come un dio ancora oggi, che alla fine si è rivelato un povero uomo, senza dignità. Secondo le testimonianze, non seppe alzare neppure un dito per la sua giovane compagna davanti al cancello di villa De Maria a Giulino di Mezzegra. Claretta Petacci era appena adolescente quando si innamorò del duce che la sottopose invece a continue umiliazioni e a ingoiare lacrime…
Fu lei che cercò di salvare Mussolini: fece scudo col suo corpo ponendosi davanti al suo adorato.
Palazzo Manzi a Dongo raccoglie gran parte di tutta questa tragedia.
Sono tanti i dubbi e le considerazioni che il 25 aprile si porta appresso. Ad esempio, la Chiesa che ruolo ha avuto durante la prima guerra e la seconda guerra mondiale? Fu essenzialmente una posizione cauta la sua. Mentre in entrambi i conflitti l’Italia ebbe un ruolo attivo di primo piano per scatenare l’inferno in Europa.
Una curiosità: c’è una casa contadina, umile, addossata a stalle e cascine, ferita dall’incuria e dal tempo, nel piccolo borgo di Ronzone in Val di Non a un passo, quello della Mendola, da Bolzano. Ebbene, sul muro di quella casa spicca una scritta: In questa casa il Molto Reverendo Sacerdote Giovanni Battista Montini, diventato Papa Paolo VI, trascorse l’estate dell’anno 1920.
Cosa ci faceva Paolo VI nel 1920 in terre, allora, considerate tedesche? Risulta, dalla biografia, che il Beato Montini si recasse con un gruppo di giovani alla Mendola. Perchè? E quella casa?
MARIA FRANCESCA MAGNI





